LE NOSTRE VACANZE ROMANE A BORDO DELLA VESPA946: E SCOPRIAMO UNA ROMA SPARITA!
Qualche week end fa, a bordo della nuovissima Vespa946, abbiamo scoperto una Roma incantevole che spesso si nasconde allo sguardo frettoloso dei turisti e persino a quello dei romani, distratti dalla quotidianità stressante e tiranna. Oggi vi parliamo di una Roma Sparita, che neppure noi conoscevamo, scovata nel ripercorrere le tappe più belle del film Vacanze Romane.
Conoscete la storia? Anna (Audrey Hepburn) è una principessa in viaggio diplomatico in Europa e Roma è una delle tappe previste dall’itinerario. Nelle primissime scene, per raccontare il fitto carnet di appuntamenti ufficiali, vengono inquadrati San Pietro e i Fori imperiali. La giovane, stremata da tanti impegni e dalla rigidità del protocollo “di corte” è vittima di una crisi isterica e seppur sedata, fugge in stato confusionale dall’ambasciata su un furgone delle bibite. Sapete qual è l’edificio scelto per gli esterni della sede diplomatica? Palazzo Barberini, che oggi ospita la Galleria Nazionale di Arte Antica (via delle Quattro Fontane, a due passi da via Veneto)! In pochissimi sanno che questa via è un tratto dell’antica “Strada Felice”, lunga quasi tre chilometri, voluta nel 1585 da papa Sisto V (al secolo Felice Peretti) per collegare Trinità dei Monti alla Basilica di Santa Maria Maggiore e a quella di Santa Croce in Gerusalemme. Dopo il 1870 quel rettilineo venne frazionato e ciascun tratto assunse nomi diversi (via Sistina, ad esempio, è l’ultimo omaggio al papa che ne volle la realizzazione). A proposito: ma perché il papa fece costruire la Strada Felice? Per consentire ai fedeli in pellegrinaggio a Roma un migliore orientamento, collegando tra loro le principali basiliche della città!
Ma torniamo alla principessa Anna. In stato confusionale, giunge alla Fontana delle Naiadi, in Piazza della Repubblica. Autore della bella fontana fu Mario Rutelli (il bisnonno dell’ex sindaco!), che realizzò le quattro ninfe nel 1901. La nudità e la posa dellestatue scatenarono forti polemiche ma non provocarono la rimozione delle naiadi come invece accadde per la scultura centrale, oggetto di una feroce ironia.
Rutelli infatti presentò al pubblico un gruppo scultoreo comprendente tre figure maschili, un polpo e un delfino in un abbraccio poco comprensibile soprannominato subito “fritto misto di Termini” e traslato dopo varie vicissitudini in piazza Vittorio Emanuele II. In sostituzione di quello, lo scultore siciliano ne realizzò un altro (un uomo avvinghiato a un delfino) che alla fine ottenne il placet dell’amministrazione. Ma torniamo ad Anna che continua a vagare da sola nella grande città!
La ritroviamo nei pressi dell’Arco di Settimio Severo dove incontra il giornalista Joe Bradley (Gregory Peck) che non solo non la riconosce ma la scambia addirittura per un’ubriacona! Nonostante questo, intenerito dalla ragazza, la porta a casa sua, in Via Margutta 51, la famosa via degli artisti. La via ancora oggi conserva tutto il suo fascino ma purtroppo l’intero palazzo in cui venne ambientata l’abitazione dell’inviato americano necessiterebbe di un profondo e accurato restyling(tanto per non vedere le facce deluse dei turisti convinti di trovare un gioiellino come nel film…)!
Solo l’indomani Joe scopre l’identità di Anna e decide di fare lo scoop più grande della sua carriera: la seguirà nel suo giro per Roma con un fotografo alle calcagna, in modo da rubare scatti inediti della principessa! Grazie a questa passeggiata, ritroviamo una Roma in bianco e nero in qualche caso simile a quella odierna ma, molto più spesso, ormai scomparsa. Come il Muro dei Desideri (Wall of Wishes, nel film), per diversi anni meta di cinefili curiosi, che però non ne hanno trovato traccia, nelle loro peregrinazioni. Quel muro infatti, in Viale del Policlinico stava crollando sotto il peso degli ex voto incastonati attorno alla statua di una Madonnina e l’amministrazione, in vista delle imminenti Olimpiadi (1960), decise di “ripulirlo” pochi anni dopo l’uscita di Vacanze Romane.
Per salvaguardarne la memoria, però, la statuetta e qualche ex voto sono stati traslati all’interno di una cappelletta votiva, sempre nelle mura del Castro. Lo sapevate? E ora la scena più famosa del film: la scorrazzata a bordo della Vespa, tra il Colosseo, Piazza Venezia, il teatro di Marcello fino alla Bocca della Verità alle prese con i segreti inconfessabili dei protagonisti. Mentre vi rassegnate a una lunga attesa, perché sono molti i turisti che vogliono farsi fotografare con una mano tra le fauci del mascherone, potreste scoprire che se tutti sembrano conoscere la leggenda dell’amputazione della mano ai bugiardi che hanno l’ardire di infilarla nella fessura davvero pochi sono quelli che sanno che anticamente, la Bocca della Verità era un tombino fognario con fessure utili per far defluire gli scarichi cittadini nella vicina Cloaca Maxima!
Come novelli Hepburn e Peck a bordo della nostra fiammante Vespa946 bianca, abbiamo individuato tre tappe davvero significative, per la trama del film e per la nostra ri-scoperta di Roma. La prima, al Colosseo. Quello che rimane dell’imponente Anfiteatro Flavio non è che un terzo della struttura originaria. Colpa del tempo? Sì. Dei terremoti? Anche. Ma soprattutto dei “saccheggi” sistematici a cui fu sottoposto dal IX secolo in poi per costruire soprattutto i palazzi della Roma papalina tra cui, pensate un po’, Palazzo Barberini: un fil rouge continua a mantenere insieme questo racconto un po’ stravagante, non trovate?
E per non smentirci, altro anello della catena: al tramonto, giungiamo a Trinità dei Monti, non solo per godere di una delle viste più belle della capitale ma per rimetter piede sulla Strada Felice di papa Sisto V. Ricordate la strada di cui abbiamo parlato prima, quella che doveva collegare il Pincio con la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme? Ebbene, quando finalmente la chiesa della Santissima Trinità dei Monti fu consacrata, si decise di realizzare la Strada Felice ma i lavori di sbancamento abbassarono notevolmente il piano strada e di fatto ci si trovò con una chiesa… inaccessibile!
L’architetto Domenico Fontana fu costretto quindi a rimediare, progettando due scalinate convergenti verso il portale, di cui una rampa si intravede nella foto tratta dal film (non confondete queste scale con la Scalinata di Piazza di Spagna, realizzata molti anni dopo!). Altra curiosità: diverse città italiane hanno chiamato Pincio il proprio parco panoramico nel 1870, per celebrare la nomina di Roma a capitale d’Italia: ve n’è uno ad Ancona, Assisi, Bologna, Cagliari, Rieti, Urbino e in altri piccoli centri. Che straordinario senso di patria… qualche secolo fa! Un ultimo sforzo di concentrazione, il film ormai volge quasi al termine!
Scendiamo verso piazza del Popolo (godendoci una vista sulla cupola di San Pietro in lontananza lungo Viale Gabriele D’Annunzio) e ci avviamo verso una festa sul Tevere, nei pressi di Castel Sant’Angelo, il luogo dove il giornalista scoprirà di nutrire un tenero sentimento verso la ragazza tale da impedirgli di utilizzare gli scatti rubati durante le loro scorribande per Roma. Tutto accade in una notte. Tra le luci soffuse di un barcone, ecco un ballo romantico, una rissa, un tuffo nel fiume e il primo casto bacio…
A bordo della Vespa ci fermiamo davanti alla Mole Adriana (meglio conosciuta come Castel Sant’Angelo) e scopriamo che, a dispetto di quello che si crede, il castello nasce come Mausoleo. Vi sono sepolti diversi imperatori romani, da Aurelio – che l’ha fatto costruire – a Caracalla. Il riferimento all’angelo è dovuto a una leggenda: la visione dell’arcangelo Michele da parte di Papa Gregorio Magno durante una processione per la gravissima epidemia del 590. L’immagine dell’angelo che inguainava la spada venne interpretata come il miracoloso segnale della fine della peste e da allora un Angelo veglia sulla fortezza!
Il sogno dello scoop sfuma ma non importa: l’indomani, durante una conferenza stampa in cui Anna tornerà a vestire i panni della principessa, Joe le consegnerà quelle foto compromettenti e le dirà addio. La scena è stata girata nella MERAVIGLIOSA Galleria della Sala Grande di Palazzo Colonna. Se pensate che la reggia di Versailles meriti una visita, prima di andar tanto lontano, programmate una passeggiata tra le 500 stanze di quello che è giustamente definito il “gioiello del barocco romano”. Tra i saloni, le stanze, gli affreschi, le sculture, i broccati e i ricordi di una famiglia patrizia che annovera papi e condottieri valorosi (tra cui il vincitore della Battaglia di Lepanto), troverete anche una palla di cannone sparata nel 1849 dalle truppe francesi dal Gianicolo contro il Quirinale e lasciata lì dove cadde, frantumando un gradino! NON lasciate Roma senza aver visitato questa meraviglia!
Fonte sito https://www.turistadimestiere.com/
L’indagine di Nomisma sulle famiglie italiane fotografa dinamismo sul mercato nonostante le preoccupazioni per le difficoltà reddituali ed economiche. Aumentano sia la propensione all’acquisto (e la dipendenza da mutuo) che le fragilità di chi resta in affitto non potendo comprare e/o non riesce a coprire le spese
Quasi 20 milioni di famiglie sono “sfiduciate”. L’inflazione erode la capacità di risparmio. Circa 800mila hanno difficoltà a pagare il canone d’affitto e 300mila a onorare la rata del mutuo. Tuttavia – contro ogni aspettativa – cresce la voglia di comprare (o cambiare casa). Non una casa qualunque, la cui unica “leva” siano i metri quadrati. La casa si deve “piegare”, adattare al nostro (mutato) stile di vita. Un “abitare arricchito” da servizi (dai bambini agli anziani). Anche a costo di andare in periferia o uscire dalla città, sino a dove il mutuo (dal quale dipende oltre l’80% degli acquisti) può consentire.
È quanto emerge dall’analisi “Famiglie e investitori alla prova di un abitare arricchito”, in occasione del 15° Rapporto sulla finanza immobiliare, a cura di Nomisma e presentata questa mattina
Cercare casa per superare la sfiducia
Nonostante soffino venti di guerra, ben 3,5 milioni di famiglie sono potenzialmente interessate a una nuova condizione abitativa e quasi 900mila hanno intrapreso iniziative concrete rivolte all’acquisto. E se da sempre il clima di sfiducia si è tradotto in una situazione di inattività-passività, in questa fase le famiglie italiane – benchè prudenti e preoccupate del futuro – si stanno muovendo sul fronte dell’abitare: locazione, acquisto e ristrutturazione. Cercare una nuova casa diventa la chance per un riequilibrio familiare che trasforma la sfiducia.
«Tuttavia – ha spiegato Marco Marcatili, responsabile dello Sviluppo di Nomisma e curatore dell’indagine – l’Indagine 2022 mostra l’urgenza di superare un’idea di “abitare semplificato” molto ricercata dai soggetti di offerta pubblici e privati in campo nel Paese. Bisogna superare l’automatismo di mercato che ragiona solo per metri quadrati e numero di stanze, ma non coglie la compresenza di bisogni e desideri. Bisogna avanzare verso un “abitare arricchito”, che tiene conto delle diverse forme di vulnerabilità (economica e sociale) e delle diverse componenti (single anziani, famiglie numerose, separati con figli, presenza di anziani o disabili). I metri quadrati non devono per forza essere tanti, ma offrire una risposta credibile alle domande complesse delle famiglie italiane».
Chi compra
La componente reale interessata all’acquisto esprime una domanda che proviene prevalentemente da famiglie giovani (18-34 anni e 35-44 anni), con un elevato titolo di studio, imprenditori, liberi professionisti e dirigenti, residenti nelle grandi città, coppie con figli, che vivono in affitto, desiderose di migliorare la propria condizione abitativa.
Le motivazioni di acquisto di “prima casa” e di “sostituzione prima casa” riguardano complessivamente l’81% delle volontà manifestate, in linea con il 2021.
L’indagine conferma, inoltre, una crescita delle intenzioni di chiedere prestiti da parte delle famiglie, che prefigura una maggiore dipendenza da mutuo. Un segnale incoraggiante in tal senso proviene dalla maggiore solidità economica rispetto a 12 mesi fa dei nuclei che si affacciano al mercato delle abitazioni: crescono gli equipaggiati, ossia quelli che hanno un reddito adeguato, passando dal 3,9% al 5,1%, mentre diminuiscono gli incauti, che vantano un reddito appena sufficiente, passati dal 7% al 6,3 per cento.
Se la quarantena ha quindi imposto un ripensamento degli spazi interni, ha fatto emergere la necessità di case nuove e/o ristrutturate ad elevata efficienza energetica, con spazi esterni (giardino privato o balcone), stanza in più (per studio, hobby, un genitore anziano, una badante o una baby sitter), oltre alla dotazione di servizi digitali necessari per la connessione veloce ed impianti tecnologici.
«In questa direzione – ha proseguito Marcatili – la rilevazione 2022 segnala l’efficienza energetica (da parte del 40% delle famiglie), il giardino interno ad uso esclusivo (32%) e lo stato manutentivo nuovo o recentemente ristrutturato (27%) tra i driver più “sensibili” ed “emotivi” di questo tempo, consapevoli del salto in parte già avvenuto verso una nuova domanda a valore contestuale ancora non soddisfatta dall’offerta di mercato o da politiche pubbliche dei bonus fiscali, esclusivamente orientate sull’oggetto-casa e non sulla qualità dell’abitare. Gli sguardi familiari, unitamente ai recenti interessi dei programmi pubblici e degli investitori istituzionali, dovranno favorire un’offerta di sistema – non solo immobiliare, ma sociale e finanziaria – coerente con i desideri sociali e le possibilità economiche dei nuclei». Sia le famiglie “sandwich” (quelle che devono occuparsi sia degli anziani che dei figli) che quelle in cui è presente un membro non autosufficiente sono maggiormente in cerca di risposte abitative che spesso il mercato non è pronto a offrire per quantità, qualità e, soprattutto, accessibilità.
Capacità finanziaria delle famiglie
Focalizzando l’attenzione sulla capacità finanziaria delle famiglie, l’indagine evidenzia però alcuni campanelli di allarme: in primis, l’aumento della componente di famiglie che hanno accumulato negli ultimi 12 mesi ritardi nel pagamento, sia dell’affitto che del mutuo, rispetto all’anno precedente, plausibilmente a causa di una graduale perdita del potere di acquisto dei redditi.
«In prospettiva – ha spiegato Luca Dondi dall’Orologio, amministratore delegato di Nomisma – la capacità finanziaria delle famiglie sembra indebolirsi ulteriormente, recependo i segnali di difficoltà che provengono dal contesto internazionale fortemente compromesso dalla guerra in atto e dalla crisi energetica. La quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi difficoltà nel pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 27,9% al 31,4% delle famiglie in affitto. Scatta, quindi, in questi tempi di guerra, la reazione della casa vista come “rifugio”, “luogo di cura e di protezione”. In molti casi, infatti, la volontà di acquisto di casa può essere velleitaria e non trasformarsi in transazione che va a buon fine. Ma è interessante che proprio le famiglie catalogate come più sfiduciate guardino alla casa con questo interesse».
Cresce l’affitto, per scelta o necessità
Dopo due anni di flessione, i contratti di affitto delle abitazioni sono tornati a crescere: nel dettaglio, la quota di famiglie che ha fatto ricorso all’affitto di una o più abitazioni per un periodo superiore a 6 mesi è passata dal 4,2% nel 2021 al 5,6% nel 2022. La maggioranza delle famiglie, ossia il 58,7% delle famiglie coinvolte (rispetto al 64,1% dello scorso anno) reputa l’affitto l’unica opzione percorribile, a causa della mancanza di risorse economiche sufficienti per poter accedere al mercato della compravendita. A questo gruppo si affiancano quei nuclei familiari che considerano, invece, la proprietà poco conveniente per le spese da sostenere o che esprimono la preferenza per la liquidità e la volontà di non impegnarsi in un investimento così oneroso (15,3% delle famiglie; in lieve aumento rispetto allo scorso anno).
Tra chi possiede una seconda casa, cresce la tendenza, già rilevata nel 2021, di un maggior utilizzo sia per uso personale che come reddito supplementare, rispettivamente da parte del 30,6% e 30,8% delle famiglie,ancora per gli effetti del post pandemia che tendono a privilegiare le abitazioni agli alberghi e, più in generale, alle strutture collettive.
Di conseguenza, tendono a diminuire le seconde abitazioni inutilizzate.
Indicazioni incoraggianti provengono anche dal mercato delle ristrutturazioni, ampiamente supportato dalle diverse misure di sostegno (tra cui il Superbonus del 110%), che ha fatto registrare una crescita significativa rispetto all’anno precedente. Le famiglie che negli ultimi dodici mesi hanno effettuato interventi di ristrutturazione sono, infatti, passate dal 12,3% al 14,6% (pari a 3,7 milioni).
fonte il sole 24 ore (8/6/2022)
IL TREND IMMOBILIARE
Milano, boom delle case in periferia, in (leggero) calo il centro storico
I valori medi vanno dai 10.228 euro al metro quadrato per il centro storico (-0,85% rispetto a un anno fa) ai 4.104 euro del quadrante Sud. La migliore performance: Pacini -Ponzio +10,90%. Bene Ripamonti e Vigentino con incrementi del 7,86%
Venti mesi sono pochi per stabilire se si tratti di un trend consolidato o solo di una fase congiunturale,sia pur lunga, ma sta di fatto che dopo la scoppio della pandemia il mercato immobiliare milanese ha visto aumentare le preferenze per le periferie meglio servite, e in questa fase soprattutto nei quadranti Est e Sud, e vede anche un maggiore interesse per l’hinterland mentre le vendite nel centro storico vanno un più a rilento. Non perché interessi meno, ma chi ha le risorse, proibitive per una larga fetta della popolazione, per una casa grande e luminosa nel raggio di un paio di chilometri dal Duomo quella casa in realtà ce l’aveva già da prima e la qualità dell’offerta dell’usato non è spesso compatibile con le richieste di chi vorrebbe vendere.
Andamento positivo
L’ultima rilevazione dei prezzi degli immobili di Milano e provincia realizzata dalla camera di Commercio in collaborazione con le associazioni dei mediatori e gli ordini professionali, segnala un andamento decisamente positivo del mercato nel complesso e una ripresa delle transazioni in città. La presentazione dei dati si è concentrata sui trend del nuovo e qui, se è consentito riprendere un fortunato slogan della pubblicità, piace vincere facile, perché almeno in città l’offerta è di gran lunga inferiore alla domanda e molti cantieri si vendono interamente sulla carta.
I prezzi zona per zona
I valori medi vanno dai 10.228 euro al metro quadrato per il Centro storico, con un calo dello 0,85% rispetto a un anno prima (ma i cantieri aperti oggi sono lievemente più decentrati) ai 4.104 euro del quadrante Sud, dove però le quotazioni risultano in crescita del 3,04%, solo tre centesimi meno del 3,07% della zona Est. Esaminando gli andamenti per le microzone con cui il borsino suddivide il territorio comunale emerge che la migliore performance è quella registrata dai quartieri Pacini -Ponzio (10,90%), bene Ripamonti e Vigentino con incrementi del 7,86%; Gallaratese e Trenno segnano +7,27%; oltre al 6% le crescite anche per Axum, San Carlo, Gioia, Baiamonti, Lagosta, stazione Garibaldi.
Molto più cara del resto d’Italia
Un dato significativo però è che gli incrementi più forti si registrano laddove i prezzi sono sotto la media cittadina, attestatasi a 5.798 euro al metro quadrato. Si tratta comunque di una quotazione monstre se comparata a quella delle altre città italiane; comprare una casa di 80 metri a quel prezzo significa spendere (se si considerano imposte ecc) almeno mezzo milione di euro. Finanziarsi al 70% anche a trenta anni e anche ai tassi ridotti di oggi significa spendere ogni mese 1.250 euro (che comunque spesso non bastano per pagare l’affitto della stessa casa) e disporre cash di 150mila euro. E resta comunque il fatto che l’acquisto del nuovo a Milano non può essere fatto avvalendosi delle agevolazioni per i giovani, se non per abitazioni di superficie ridotta e in periferia, perché i mutui sono agevolati solo fino a 250mila euro e il limite di Isee a 40mila euro è ben poco compatibile con acquisti di un certo impegno.
L’esplosione degli instant buyer
L’usato soffre di un problema di scarsa qualità, che solo in parte potrebbe essere risolto dai cantieri per il bonus energetico,e nei prossimi mesi potrebbe rallentare anche a causa della sopravvalutazione delle attese di guadagno da parte di molti venditori. Poco male se chi vuol cedere l’immobile non ha bisogno immediato e può aspettare, al limite diminuendo gradualmente le pretese. Ma se si ha fretta sbagliare la valutazione a cui mettere in vendita la casa può comportare seri problemi. E persone in questa situazione ce ne devono essere molte in città, vista l’esplosione del fenomeno degli instant buyer che in Italia in pratica si è sviluppato solo a Milano e in misura minore a Roma. Sono società che offrono di rilevare la casa in vendita nel giro di pochi giorni, ma al prezzo valutato da loro e con una provvigione reale molto più alta di quella dell’intermediazione tradizionale.
Le donne che lavorano puntano sulla sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità quindi cercano soluzioni abitative che possano soddisfare queste esigenze, per quelle con figli, la mobilità è un fattore vincente
Casa dolce casa. Lo sanno bene le donne che soprattutto quando devono scegliere l’abitazione dove trasferirsi, lasciandosi alle spalle quella di mamma e papà, o solo di mamma o di papà, hanno idee ben precise. In occasione dell’ultimo forum di Scenari Immobiliari, che ha per titolo W CITY: la città delle donne, in collaborazione con il gruppo Gabetti Property Solutions, è stata realizzata un’ampia indagine a livello nazionale dal titolo W City: le donne, la loro città, la loro casa. Su un campione di donne più del 60%, dai 35 e i 54 anni, e oltre il 15% rispettivamente fra i 25 e i 34 anni e fra i 55 e i 64 anni. La struttura del nucleo famigliare racconta di una realtà sociale composita in cui le categorie classiche, single, coppia, famiglia con figli conviventi, non superano per ogni gruppo il venti per cento. Il restante 30% vive nelle città in forme di convivenza frammentate con genitori e parenti di altro grado, figli per periodi più o meno limitati dopo separazioni, convivenza con amici o altre persone con cui non si hanno particolari legami.
Vivere a Milano: perché e dove? Il capoluogo lombardo viene percepito come una città internazionale, policroma, inclusiva, sicura, comoda, operosa ed efficiente. E più di un terzo del campione ci è nato e ha deciso di rimanerci, un altro terzo si è trasferito per lavoro e dice di non avere intenzione di andare via e oltre il dieci per cento si è trasferito perché voleva vivere in questa città e ha fatto in modo di riuscirci. Nonostante passino le mode, le abitudini, gli interessi, Brera, continua a essere fra i luoghi preferiti, perché considerata elegante, nascosta, pedonale. Alla tradizione c’è chi preferisce l’innovazione e quindi sono salite nella classifica delle zone preferite City Life, perfetto connubio tra architettura, presenza umana e verde e Porta Nuova, considerata “bella e luminosa”.
Le donne che lavorano puntano sulla sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità quindi cercano soluzioni abitative che possano soddisfare queste esigenze. Anche per quelle con figli, la cui difficoltà principale è quella di conciliare vita privata e lavoro, la mobilità è un fattore vincente. Come anche la vicinanza a spazi verdi e ricreativi e le preferenze variano in base alla capacità di spesa. Chi può permettersi il lusso di abitare a due passi dal centro senza rinunciare a giardini e parchi punta ad acquistare nella zona dei giardini Indro Montanelli, parco Sempione e il Castello. Chi invece ha una capacità di spesa inferiore allarga i suoi orizzonti di ricerca in zone nei pressi di spazi verdi nella fascia più periferica. Al top delle preferenze le zone del Duomo, le vie della moda e Sant’Ambrogio. E romanticamente qua e là emergono preferenze uniche e locali per case vicino a piazze, spazi, percorsi e passeggiate, conosciute fin da bambine.
Le donne che lavorano puntano sulla sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità quindi cercano soluzioni abitative che possano soddisfare queste esigenze. Anche per quelle con figli, la cui difficoltà principale è quella di conciliare vita privata e lavoro, la mobilità è un fattore vincente. Come anche la vicinanza a spazi verdi e ricreativi e le preferenze variano in base alla capacità di spesa. Chi può permettersi il lusso di abitare a due passi dal centro senza rinunciare a giardini e parchi punta ad acquistare nella zona dei giardini Indro Montanelli, parco Sempione e il Castello. Chi invece ha una capacità di spesa inferiore allarga i suoi orizzonti di ricerca in zone nei pressi di spazi verdi nella fascia più periferica. Al top delle preferenze le zone del Duomo, le vie della moda e Sant’Ambrogio. E romanticamente qua e là emergono preferenze uniche e locali per case vicino a piazze, spazi, percorsi e passeggiate, conosciute fin da bambine.
Non lontano dal proprio quartiere
Il luogo in cui si vive è ritenuto dalla stragrande maggioranza molto importante e nel medio periodo l’attaccamento è rimasto invariato in ragione del fatto che la città è migliorata oltre che per motivi affettivi. La quasi totalità, oltre l’87%, ritiene il quartiere in cui vive adatto alla gestione della vita. Per questo motivo nel caso di necessità di cambiamento oltre il 35 per cento sceglierebbe lo stesso quartiere, e circa un quarto la stessa città. Solo un quinto delle intervistate è attirato dalla possibilità di poter trascorrere una parte della vita all’estero. “Ritengo adeguato il mio quartiere perché ci trovo tutto quello che voglio”: chi ha risposto lo considera ben attraversato da mezzi pubblici, il che facilita gli spostamenti casa/lavoro (circa il 90 per cento ritiene che la zona in cui abita sia bene o discretamente servita da mezzi pubblici); lo apprezza perché è vivo durante il giorno, ricco di servizi e negozi; lo valuta abbastanza sicuro la notte, grazie alla buona illuminazione con alcuni locali aperti fino notte tarda. Chi invece dà un giudizio negativo concentra la propria attenzione sul tema della sicurezza e della poca vivacità dei luoghi, di prassi periferici.
Milano alla fin fine piace perché “a Milano si trova tutto quel che serve”. Anche se non tutto è semplice, ma con una buona dose di determinazione e di volontà di partecipazione si riesce a vivere bene. Questo il parere della maggior parte delle intervistate.
Quali i must nella ricerca di una casa?
- Le donne che lavorano sono alla ricerca di sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità
- Quelle che stanno a casa prediligono zone, quartieri con più luoghi di aggregazione, più attività di vicinato
- Chi ha figli punta ai servizi che permettono di conciliare vita privata e lavoro
- Per le donne più âgées fondamentali sono i servizi di assistenza domiciliare e m luoghi di aggregazione per contrastare il fenomeno della solitudineLa casa delle milanesi
La casa delle milanesi
è un appartamento in condominio vissuto solo in alcuni momenti della giornata,preferibilmente la sera visto o nel week-end, dove è anche possibile lavorare utilizzando sala, cucina o studio. Ma l’ambiente deve essere luminoso perché la luminosità è una caratteristica considerata irrinunciabile.
La luminosità è una caratteristica irrinunciabile
La casa, hanno ammesso molte di loro, rispecchia la loro personalità: mostra chi sono, come vivono, quali esperienze hanno fatto e quali sono i loro desideri. La casa è considerata un rifugio, un luogo protetto, ma c’è anche la propensione ad utilizzare quegli stessi spazi come luogo di socializzazione e di contatto con il mondo esterno come luogo di accoglienza. Oltre che il miglior investimento che si possa fare. Il 75% vive in una casa di proprietà e il 40% dice di essere riuscita a comprare casa da sola, il restante con l’aiuto di famigliari.
«Nel mio quartiere trovo tutto quello che voglio», spiega Debora, 29 anni Communication strategist presso un’importante agenzia media alla ricerca della sua prima casa nella zona di Milano Sud. «Difficile vivere ancora con i genitori e i fratelli perché gli spazi in casa soprattutto durante il lockdown sono sembrati ancora più piccoli a tutti. Ma ora ho messo il piede sull’acceleratore sul fronte delle ricerche di una casa dove andare a vivere da sola. Mi sono focalizzata su un taglio piccolo, monolocale o bilocale. Non voglio allontanarmi troppo dalla zona dove già vivo perché è ben servita dai mezzi e questo mi facilita gli spostamenti casa/lavoro. Il valore aggiunto del mio quartiere è che ricco di servizi e negozi e poi ha una buona illuminazione, una sicurezza quando lo si frequentava fino a tardi la sera. E poi nel mio quartiere ci sono nata e qui ho tutti i miei amici ai quali sono molto legata non potrei mai vivere troppo lontana da loro».
Chi invece dà un giudizio negativo concentra la propria attenzione sul tema della sicurezza e della poca vivacità dei luoghi. Ilaria, 32 anni, traduttrice presso una nota casa editrice, vive al lato opposto di Debora, a Nord di Milano, e vive già da sola, ma sta cercando un’altra casa. «La casa dove vivo», racconta, «è stata quella della fuga, quella del primo passo verso l’indipendenza. Aveva un costo molto abbordabile e non ho dovuto impegnarmi con un mutuo molto alto. Ma ora ho voglia di cambiare. E voglio avvicinarmi al centro».
Ecco in percentuale le top choices delle donne:
- Per il 45% la ricchezza di collegamenti con i mezzi pubblici quindi il fatto che la zona sia ben servita è fondamentale
- Il 43% predilige la presenza di giardini, parchi, piazze
- Il 40% ha una preferenza ad abitare nelle zone più vicine al centro
Anche la presenza di negozi di qualità, di offerte per il tempo libero, ristoranti, musei, teatri, cinema, di presidi medici, sono altri elementi presi in considerazione.
Lara, 35 anni, mamma di Stella, 3 anni e Carlotta di 5, abita a pochi passi dal Duomo e racconta: «Mi piace la mia città, ci vivo volentieri e non vorrei abitare in una città diversa, più piccola o più tranquilla. Milano mi aiuta a essere quella che sono. Mi sento sicura e posso muovermi senza problemi. Sono “vicina” a qualsiasi cosa di cui abbia bisogno, ai mezzi pubblici, all’asilo e in futuro lo sarò anche alle scuole. Non tutto è semplice, ma con una buona dose di determinazione e di volontà di partecipazione si riesce a vivere bene. Se dovessi cambiare quale luogo sceglierei? Mi piacerebbe vivere a New York, che al contrario di Milano non è certo una città a misura di persona, ma rappresenta un mio sogno».
Casa piccola, casa grande? L’importante è la distribuzione degli spazi
Piccola o grande che sia, nella scelta della casa vince la corretta distribuzione degli spazi. Il 72% delle donne intervistate per esempio ha detto di prediligere una cucina separata, preferibilmente pratica e magari anche un po’ glamour. Per oltre il 70%, una bella e ampia zona giorno rende tutti gli altri difetti della casa più accettabili, e l’aumento delle possibilità di convivialità è al centro dei desideri. Tra gli spazi che le donne (70%) ritengono necessari i balconi e i terrazzi, box o posto auto (52%), cucina (46%) e il ripostiglio (48%) ma se a quest’ultimo si aggiunge il locale lavanderia/stireria la percentuale si alza fino a superare il 75% delle preferenze. Nonostante l’attività sportiva sia praticata da oltre la metà delle intervistate la maggioranza di queste ha detto di non essere interessata ad avere nella propria casa un locale da dedicare allo sport.
Con 100.000 euro a propria disposizione…
Alla domanda “Immagina di avere a disposizione 100.000 euro da utilizzare per la tua casa. In quali modi preferiresti utilizzare questa somma?” C’è chi ha risposto senza esitazioni dicendo di voler restare nella stessa zona ed essere disposta ad allontanarsi solo nell’ipotesi di migliorare i propri standard di sicurezza o per avvicinarsi al centro. Mentre la casa in affitto è stata presa in considerazione solo da circa la metà delle intervistate. L’innovazione tecnologica viene interpretata nell’ottica di strumento per un miglioramento del grado di sicurezza, anche se a scapito di un percepito aumento dello stress e di un rischio privacy.
«Gli appartamenti più gettonati dalle donne sono i ‘piccoli tagli’ se parliamo del centro città, solitamente ampi bilocali preferibilmente ristrutturati con balcone in stabili d’epoca che richiamano le caratteristiche della vecchia Milano. Spostandoci invece in periferia le preferenze si spostano anche su ville singole o ville a schiera, dove c’è possibilità di avere un giardino e maggior privacy», dice Raffaele Bisceglia, broker RE/MAX Class a Milano e provincia. «La fascia di prezzo sulla quale si basano? Il 25% dal 100.001 ai 200.000 euro e il 60% è disposta a spendere oltre 200.000 euro. Cercano soluzioni anche piccole, ma con spazi esterni vivibili. La quasi totalità cerca immobili con una zona da dedicare al lavoro (piccoli locali da adibire a studio) la richiesta in città non é calata, ma molte (dopo il lockdown, Ndr) valutano soluzioni nell’hinterland pur di avere qualche metro in più e una zona esterna comoda».
«Milano si è rivalutata moltissimo soprattutto dopo l’EXPO e da quando ha iniziato ad affermarsi come meta turistica», spiega Beatrice Zanolini, Direttore (Dir.) FIMAA MiLoMB e AD FIMAA Milano Servizi srl, Consigliere (Cons.) CCIAA MiMBLo oltre che Presidente Comitato (Pres. Com.) Tecnico Scientifico di MeglioMilano, Consigliere (Cons.) Fondazione Welfare Ambrosiano. «Ci sono donne che sono diventate piccole imprenditrici negli short rent, (pre-pandemia Ndr) occupandosi anche dei servizi di accoglienza e assistenza agli ospiti. Così come sono nate figure specializzate nella ricerca degli immobili da destinare a questo tipo di investimenti: molte agenti immobiliari donne sono emerse nell’ambito del property finding, mettendo a disposizione degli investitori, oltre alla preparazione professionale tecnica, la loro capacità di comprendere i desideri del cliente e di conciliarli con i desideri dei possibili fruitori.
Le case preferite dalle donne”, prosegue Zanolini, “sono quelle pratiche, non si può fare una suddivisione netta tra loft o villette o appartamenti tradizionali, ma piuttosto tra corrispondenza spazi/esigenze. Difficilmente una donna con figli può privilegiare un loft che ha grandi spazi condivisi. Le donne amano meno le case su più livelli, affascinanti ma oggettivamente meno pratiche; sono disposte ad adattarsi a una camera più piccola per lasciare maggiori spazi di gioco per i bambini, ricercano spesso il terrazzo ma, in assenza di questo, non possono fare facilmente a meno del balcone, pensano alle armadiature e allo spazio cucina / living come ad elementi essenziali. Non amano gli immobili isolati, cercano quartieri e contesti ben abitati, per questioni di sicurezza e in questo emerge in modo particolare la loro sensibilità».
«Milano sappiamo che è la città che sta resistendo meglio a questa fase di mercato ed è quella che, negli anni, ha offerto una rivalutazione eccellente: dal 1998 infatti il valore degli immobili si è praticamente raddoppiato», spiega Fabiana Megliola, Responsabile dell’Ufficio Studi di Tecnocasa. «In città, nel Duemila, il 36,4% è stato portato a termine da donne. Abbiamo notato una particolare concentrazione di presenza femminile in alcuni quartieri semiperiferici, a ovest della città come San Siro, Espinasse, Cenisio, Baggio). La spiegazione potrebbe essere la presenza di 2 linee della metropolitana (lilla e rossa) dal momento che una delle variabili particolarmente ponderata nella scelta della casa al femminile è il collegamento con il posto di lavoro o con l’università quando ad acquistare sono studentesse aiutate dalla famiglia. E poi anche nei quartieri che ospitano strutture ospedaliere e ciò potrebbe essere giustificato dal fatto che è aumentata la percentuale di presenza femminile nelle strutture sanitarie. Nel 2020», prosegue Megliola, «le compravendite immobiliari residenziali sono state così ripartite: 32,8% realizzate da coppie, 28,2% realizzate da donne e 39,0% da uomini.
Limitandoci ad analizzare solo l’universo femminile si scopre che il 14,7% di esse ha scelto le soluzioni indipendenti e semindipendenti, con un leggero aumento rispetto ad un anno fa. Sicuramente a causa della pandemia e del lockdown che ha portato a scegliere questo tipo abitazione». Tra queste specifiche tipologie qual è stata la preferita? «Al primo posto si piazza la casa indipendente scelta dal 23,7% delle donne, seguita da quella semindipendente (17,8%) e dalle ville singole (15,7%). Rispetto ad un anno fa le percentuali non hanno subito importanti variazioni su queste soluzioni ma è interessante l’incremento dell’1,1% di compravendite di rustici che raccolgono il 6,3% degli acquisti e l’aumento dello 0,9% di case semindipendenti».
Le stanze che contano
Il 72% possiede una cucina separata. Il 60 per cento ha un aiuto domestico e con la presenza dell’aiuto domestico diminuisce l’utilizzo del food delivery, complessivamente poco apprezzato. Le milanesi cucinano, raramente a pranzo, molto spesso la sera, quasi sempre nei fine settimana
«Generalmente le donne sono più sensibili alla sfera delle emozioni», racconta Italo Pasquini, consulente immobiliare della Grimaldi, «e di prassi fanno molta attenzione alla luce, chiedono che tipo di esposizione ha una casa con preferenza per quelle con un’esposizione a sud. Poi sicuramente rispetto a prima c’è più attenzione ai bagni rispetto che alle cucine, perché le donne milanesi fondamentalmente hanno meno tempo di stare in cucina e quindi di cucinare. E i bagni si sono trasformati in un luogo dove prendersi cura di sé una sorta di mini-SPA. E poi le donne ora hanno un debole per le camere corredate di cabina armadio, anche da replicare. Anche la zona lavanderia, dopo il primo lockdown, è diventata un must. E viene richiesta abbastanza grande per ospitare preferibilmente sia la lavatrice sia l’asciugatrice. Quando le donne visitano per la prima volta una casa sono molto più analitiche degli uomini, che di prassi fanno più attenzione alla zona living e non si concentrano su altri particolari, box a parte»
La casa da nord a sud, passando per il centro Italia
Genova: the best places? Gli attici sul lungomare
«A Genova le tipologie di immobili preferite dalle donne sono gli attici con ampio spazio esterno, nei quartieri in prossimità del lungomare», spiega Bruno Fraternale, Owner Broker RE/MAX Specialisti Immobiliari Genova, in Liguria.
Torino: occorre migliorare i trasporti e aumentare i parcheggi
Città operaia, terra di immigrazione, Torino fatica oggi a trattenere chi l’ha scelta in passato. Lo stile immutato e fiero, che caratterizza il forte senso di identità e appartenenza, la fa apprezzare da chi ci è nato e oggi continua a viverci e ne ama i luoghi classici e i servizi offerti. Al contempo però, questa condizione di immobilismo, che fatica a sostenere il contemporaneo stile di vita delle donne, spinge a considerare altri luoghi. Quali le pecche? Le donne torinesi che lavorano desiderano un sistema di trasporti più frequente anche verso i comuni limitrofi. Mentre alle donne che stanno a casa servono più servizi. Alle donne con figli interessano più aree dedicate ai bambini mentre le donne sole cercano, oltre alla sicurezza, attività che favoriscano l’aggregazione.
Le torinesi ritengono che il quartiere in cui vivono sia adeguato, soprattutto nei casi in cui si trova nei pressi di una zona centrale o semicentrale con una massiccia presenza di servizi e esercizi commerciali. Infatti oltre il 75% del campione ritiene il quartiere in cui vive sia adatto alla gestione della vita. Meno del 10%, però, avendo l’opportunità di spostarsi, sceglierebbe il medesimo quartiere, mentre il 30% potendo cambiare, sceglierebbe un altro rione (restando in Italia, Ndr) e circa il 40 per cento andrebbe a vivere all’estero, a Parigi o New York. Per le intervistate la smart city si identifica con un sensibile miglioramento in termini di parcheggi e servizi di mobilità condivisa e attenzione alle forme di energia rinnovabile. A Torino, gli edifici e i luoghi che vengono indicati come i preferiti sono quelli classici: il centro storico (Piazza San Carlo, la Mole Antonelliana), le rive del Po e la collina. Sul fronte spazi il desiderio è quello di avere una casa più spaziosa e funzionale, tra i possibili comfort nessuna ha espresso il piacere di avere uno spazio da dedicare all’attività sportiva. La casa ideale? Una casa storica, d’epoca (circa il 30% del campione).
Toscana: prediletto lo stile family city
«Cosa vogliono le donne? Case con giardino, dove spesso immaginano di crescere i propri figli ville villette e piani terra sono i più apprezzati sicuramente”, spiega Nicole Patricia Di Gaetano, broker titolare di RE/MAX Quality House a Viareggio (Lucca).
Roma amore contrastato
Il legame fra lo spazio urbano e la donna a Roma è fatto di luci ma anche di molte ombre. Le romane evidenziano le difficoltà del vivere quotidiano e restituiscono quindi il ritratto di una capitale bellissima, però poco attenta alle tematiche femminili. I problemi che la città non riesce a risolvere vengono mitigati all’interno delle mura domestiche. I problemi che la città non riesce a risolvere vengono mitigati all’interno delle mura domestiche
Le romane rivelano infatti un atteggiamento più tradizionale nei confronti dell’abitazione, con una scarsa propensione a spostamenti e con la tendenza a prediligere lo stesso quartiere in caso di trasferimento. Oltre il 90% vive in zone centrali o semicentrali della Capitale. Circa il 70% del campione vive a Roma perché ci è nato e ha deciso di rimanerci, mentre il restante 30% si è trasferito per lavoro e non rileva motivi particolari per allontanarsene. Fra i luoghi iconici della città che continuano a mantenere il loro indiscusso appeal: il centro storico nella sua interezza, il Colosseo, l’Aventino, Villa Borghese e i parchi in generale. Pur mantenendo intatto il fascino di città eterna e internazionale, unica al mondo per la bellezza del suo patrimonio storico e architettonico, Roma non risulta rispondente alle imprescindibili esigenze di sicurezza nella gestione del vivere quotidiano, sempre più dinamico e flessibile per abitudini e modalità di svolgimento del tempo libero e delle attività lavorative. Oltre il 40% del campione ritiene la città non adeguata alla vita femminile, di parere opposto circa il 17%; il 43% la considera mediamente adatta alle esigenze contemporanee. Complessivamente il valore attribuito al luogo in cui si vivono però è alto: un terzo delle intervistate lo ritiene in cima alle loro priorità, i restanti due terzi lo reputa “importante”. Quasi la metà del campione ritiene che nel corso degli ultimi tre anni questo apprezzamento sia fortemente diminuito in funzione delle crescenti problematiche legate alla gestione e al decoro urbano. Nell’eventualità di un cambiamento, circa la metà del campione ha detto che non andrebbe via da Roma: il 30% sceglierebbe lo stesso quartiere; il 12,5% gradirebbe cambiare quartiere; ma un terzo del campione è attirato dalla possibilità di poter trascorrere una parte della vita all’estero.
Sul fronte spazi interni per le donne romane (oltre il 40%) la zona giorno è considerata fondamentale per definire la piacevolezza della vita nell’ambiente domestico e in alcuni casi (un terzo del campione) risulta importante anche la presenza di uno studio annesso.
«Le donne single fino ai 35 anni», dice Alfredo Casarelli, broker RE/MAX Key House a Roma, «preferiscono la locazione nella prima periferia, con preferenza per il canone concordato della durata di 3 anni fino a 6 rinnovabili per altri 2 anni, possibilmente vicino a spazi versi, vicino ai mezzi pubblici e in un condominio che possa garantire loro sicurezza. Le soluzioni isolate vengono di prassi scartate. Questo in generale indipendentemente dalla fascia di età. Oltre i 35 anni prediligono l’acquisto con le stesse modalità. Superati i 60 si spostano in abitazioni nelle immediate vicinanze delle case dei figli».
Sicilia, ricercati grandi saloni od open space spazio/studio lavoro
«Gli appartamenti devono avere i giusti spazi per soddisfare le esigenze della famiglia, grandi saloni od open space spazio/studio lavoro sono sempre più ricercati. Le soluzioni immobiliari che le donne prediligono sono ville o comunque case indipendenti, proprio per la possibilità di avere ampi spazi esterni di cui poter godere», spiegano Andrea Russo e Georgina Ramos, broker di RE/MAX Prima Classe a Modica in Sicilia.
Puglia, il sogno è l’attico sul mare oppure il trullo come seconda casa
«Per le donne le tipologie con maggiore appeal, come ho già detto, sono gli appartamenti di taglio medio piccolo come i bivani ed i trivani oppure come seconda cosa il trullo o un piccolo attico con terrazzo sul mare, se parliamo di ville solo unità piccole con un fazzoletto di giardino», conclude Francesco Gervasi, broker RE/MAX Acquachiara di Bari.
Una stanza tutta per sé ovvero come abbiamo riscritto il concetto di (stare a) casa dopo il lockdown
Il lungo periodo di quarantena ha fatto emergere nuove esigenze dell’abitare (e del co-abitare).
E secondo gli esperti, la parola chiave del futuro sarà una: privacy
Abito. Abitudine. Abitare. Tre parole del nostro linguaggio quotidiano la cui affinità non è solo etimologica ma anche sentimentale. Evocano, infatti, il sentimento della familiarità. Perché abitare significa questo: acquisire delle abitudini in un luogo, noto e che ci appartiene, in cui possiamo sentirci sicuri e a nostro agio. Come quando indossiamo i nostri jeans preferiti. «Ognuno di noi costruisce una routine dentro il proprio spazio abitativo: siamo programmati per farlo perché ci protegge dall’ansia di ciò che non conosciamo e ci fa risparmiare energie mentali che possiamo dedicare ad altro», spiega la psicologa Alessandra Micalizzi, autrice con Tommaso Filighera di Psicologia dell’abitare (FrancoAngeli).
Casa come luogo della sicurezza. E dell’intimità. «Se immaginiamo la società come una specie di palcoscenico, sul quale indossiamo le maschere dei nostri ruoli e recitiamo tutto il giorno – attività che risulta parecchio stressante – appare chiaro perché, quando arriva la sera, proviamo forte l’esigenza di tornare in uno spazio intimo dove toglierci la maschera, metterci comodi, essere noi stessi», spiega l’antropologo Francesco Remotti (l’ultimo suo libro: Somiglianze, Laterza). «L’abitazione è molto importante per la costruzione di sé: è il luogo nel quale ci esprimiamo attraverso la musica che ascoltiamo, i quadri che appendiamo, i libri che leggiamo».
Negli ultimi mesi, però, qualcosa è cambiato. E tutte le teorie sulla casa e l’abitare sono state messe in discussione. Prendiamo l’intimità: solitamente diamo a questa parola una connotazione positiva, ma durante il lockdown, costretti h24 in un appartamento con marito/moglie/figli, ci siamo ricordati che può anche essere una gabbia e generare stress e rancore. «Non a caso gli esseri umani hanno imparato che nella vita è necessario un giusto equilibrio tra intimità e socialità», chiosa Remotti.
I luoghi della memoria
La socialità, a dire il vero, non è mancata del tutto: ha solo cambiato modalità. Per accogliere gli amici, al posto di aprire la porta abbiamo acceso il computer. Nello stesso modo abbiamo dato il benvenuto ai colleghi, ai compagni di scuola e ai professori dei nostri figli. Generando quello che Alessandra Micalizzi chiama “nomadismo parossistico”. «La caratteristica delle popolazioni nomadi è di concentrare l’abitare in poco spazio, al fine di portare la casa per il mondo. Noi abbiamo fatto l’opposto: ci siamo portati il mondo in casa. E, come i nomadi, anche noi abbiamo dovuto ridurre tutto all’essenziale: il rumore, lo spazio, le attività. I diversi mondi che frequentiamo – noi e coloro con cui viviamo – hanno iniziato a convergere dentro le abitazioni incontrandosi, sovrapponendosi. Una gestione complessa dal punto di vista emotivo e pratico, che ha richiesto negoziazione e ridimensionamento. Il bene “immobile” per eccellenza è stato costretto a una mobilità in cui la cucina diventava studio per i compiti dei figli, mentre la camera da letto si trasformava in ufficio per le riunioni su Google Meet», conclude Micalizzi.
Attraverso le videocamere dei nostri computer ci siamo anche esposti, svelati. E la privacy? «Non c’è dubbio: è uno dei grandi temi emersi in questi mesi e influenzerà il modo di progettare le abitazioni in futuro», spiega Stefano Follesa, architetto, docente di Interior design all’università di Firenze e curatore del volume Sull’abitare (FrancoAngeli). «Negli ultimi decenni abbiamo messo in discussione la teoria delle stanze: il corridoio che un tempo garantiva l’accesso ai vari ambienti è scomparso, sostituito da spazi unici e flessibili come i living, da trasformare a seconda delle necessità e degli orari, con l’aiuto di arredi multifunzionali. Durante il lockdown ci siamo resi conto, però, che un salone da condividere può non essere pratico».
È probabile, dunque, che rivaluteremo le stanze: ma per rispondere alle nuove esigenze abitative non sarà sempre necessario costruire muri. Il designer Gianni Veneziano e la moglie Luciana di Virgilio, partner nello studio Veneziano+Team, avevano anticipato i tempi presentando al Salone del mobile 2019 un’installazione dal titolo Words, che ruotava intorno al concetto di abitazione come “cellula di resistenza” rispetto a quanto avviene fuori. Un’idea quasi premonitrice.
«Immaginiamo una casa che si basi sull’alternanza di due concetti: memoria e innovazione. Per cominciare, niente pezzi di design scelti esclusivamente perché di moda. Meglio una lampada appartenuta al papà, la poltroncina della zia, libri che custodiscono vecchie lettere d’amore. Insomma, frammenti della nostra esistenza e della memoria. Da far convivere con soluzioni innovative come la creazione, per ciascun membro della famiglia, di un angolo-rifugio dove sedersi a pensare, leggere, dedicarsi al proprio hobby, lavorare al pc», spiega Gianni Veneziano. «Può trattarsi di uno spazio vicino alla libreria, magari riempita non solo di libri ma anche di disegni, fotografie, ricordi. O di un angolo di un paio di metri quadri da svuotare completamente e arredare con qualche grande pianta “effetto serra”, una poltroncina, un tavolino e una lampada. Luoghi che gli altri membri della famiglia riconoscano come “privati”; ma che chi li vive possa scegliere di rendere pubblici, per esempio durante le videochiamate con i colleghi».
In una nuova concezione dello spazio domestico post-Covid 19 un revival potrebbe avere anche l’ingresso. «È l’ambiente che rappresenta la prima impressione che si ha di una casa quando si entra e l’ultima quando si esce», continua Follesa. «Ed è il luogo in cui riponiamo abiti e oggetti che ci servono per uscire. In futuro avremo l’esigenza di tenervi armadietti nei quali riporre le scarpe e alcuni oggetti legati all’igiene. Spesso si affaccia sul living: ma ora che abbiamo imparato che dobbiamo proteggerci da ciò che arriva dall’esterno, ripristinare un filtro sarà importante».
La riscoperta dei rituali
Casa-rifugio, dunque. Ma anche luogo di riti: come fare il pane. «La riscoperta dei rituali è un altro dei temi importanti emersi in questo periodo», spiega Follesa. «La nostra vita ne prevede di individuali e semplici, come lavarci il viso al mattino; e di collettivi e familiari, come il pranzo di Natale. La fretta con cui c’eravamo abituati a vivere non ce ne consentiva molti di più. Durante il lockdown, però, abbiamo avuto l’opportunità di riscoprire il valore del tempo, da riempire con rituali domestici come fare il pane». Secondo Alessandra Micalizzi, il fatto che in molti abbiano scelto di tornare a “mettere le mani in pasta” non è casuale. «È emerso un bisogno di tornare all’essenziale: impastando ingredienti semplici come acqua e farina si è voluto volgere uno sguardo al passato, fermarsi, fare un respiro, riscoprire la piccola comunità della casa, che però si collega a una più grande, attraverso le ricette della nonna o quelle della tradizione».
Anche questa nuova abitudine acquisita potrebbe suggerire un cambiamento nel modo di distribuire gli spazi domestici? «Partendo dalla nostra esperienza familiare penso di sì», risponde Veneziano. «In questo periodo mi sono potuto concedere il lusso di cucinare due volte al giorno. Questo mi ha portato a riflettere sulla cucina di casa nostra che, sebbene si possa “chiudere”, è affacciata sull’area living. Ecco, forse in futuro potrebbe essere più funzionale uno spazio chiuso con delle porte, da poter totalmente “isolare” tra un pasto e l’altro se non si ha il tempo per occuparsene», suggerisce Veneziano.
Uno sguardo all’esterno
Anche il rapporto tra spazio interno ed esterno è emerso prepotentemente, in questo periodo: avere un terrazzo o un piccolo giardino ha costituito la salvezza per molti, specialmente per le famiglie con bambini. E la riscoperta di ogni spazio non costretto tra quattro mura è andata di pari passo con il bisogno di trovare un nuovo modo per comunicare con il mondo, in particolare con i vicini di casa, che sono stata un’altra scoperta di questo periodo. «Si è avviata una risemantizzazione degli spazi di confine come i terrazzi e le finestre, diventati preziosi per creare un contatto distanziato e sicuro. I balconi, in particolare, si sono colorati di messaggi di solidarietà, sono stati resi abitabili, sono stati vissuti con applausi, canti. È stato un modo per dire: siamo distanti, ma uniti», dice Micalizzi. E abbiamo anche ricominciato a occupare i cortili condominiali, attività che era passata di moda. Proprio come fare il pane.
In casa, ma in compagnia
Non è possibile, viene però da domandarsi, che dopo mesi di clausura si finisca per provare antipatia per la casa, cercando di starvi il più possibile lontani? «No, penso che i cambiamenti avvenuti in questi mesi si trasformeranno in tendenze di lungo periodo: sia perché ci è chiaro che ciò che è accaduto potrebbe succedere ancora; sia perché alcune scoperte che abbiamo fatto si sono rivelate piacevoli e vorremo mantenerle», riflette Follesa. «In Italia abbiamo una tradizionale propensione all’incontro negli spazi urbani, dalle piazze ai bar, ai ristoranti. Ma credo che cambieremo il nostro lifestyle e cominceremo, gradualmente, a rivalutare la casa come luogo della socialità. Forse in una prima fase inviteremo solo gli altri membri della famiglia. Poi, man mano, apriremo le porte agli amici più fidati, fino ad arrivare a includere una socialità più ampia. Il che, da un punto di vista progettuale, vorrà dire ripensare arredi e spazi tenendo anche conto delle esigenze di una nuova prossemica. Infine, non dimentichiamo che molti rapporti in questo periodo si sono sviluppati in rete: e io non credo che questa modalità, che si esperisce in casa, verrà abbandonata del tutto». Le sfide sono tante, dunque. E saranno da accogliere come occasioni preziose: di riflessione, evoluzione, cambiamento.
fonte sito elle.com
Gli agenti immobiliari d’Europa fanno rete per dare il proprio contributo durante l’emergenza coronavirus. Nata dall’idea di un agente immobiliare italiano, Emergency Home è una rete che cerca alloggio per chi è più esposto al Covid-19: i professionisti del settore sanitario sanitario e della Protezione civile. Lo scopo è che queste persone possano trovare sistemazione vicina al proprio luogo di lavoro per evitare di poter contagiare i propri familiari.
Emergencyhome.help si occupa di mettere in contatto professionisti del settore sanitario e addetti della Protezione civile con proprietari di immobili in tutta Europa, per offrire una casa libera dal coronavirus che permetta loro di riposare senza il rischio di contagiare la propria famiglia. Il progetto senza fini di lucro è nato quando un medico ha raccontato di essere molto preoccupato anche per il rischio a cui esponeva i propri cari ogni volta che rientrava a casa: gli sarebbe piaciuto potersi isolare in una casa vicina al posto di lavoro ed evitare l’ulteriore stress, dopo l’intensa giornata in ospedale, che il rischio di contagio si estendesse a figli, genitori e conviventi.
fonte articolo ANSA 12/04/2020
Una rete che mette in contatto i professionisti del settore sanitario e della Protezione civile con i proprietari di immobili in tutta Europa, per aiutarli a trovare un alloggio vicino all’ospedale in cui lavorano e non mettere a rischio la salute dei propri familiari.
È questo, in estrema sintesi, l’obiettivo di Emergency Home, progetto senza scopo di lucro nato appena qualche settimana fa per sostenere le persone impegnate attivamente nella lotta contro il Covid-19. A far nascere l’idea sono state le parole di un medico che ha raccontato di essere preoccupato di poter mettere a rischio la salute dei propri familiari, spiegando che gli sarebbe piaciuto avere a disposizione un luogo in cui risposare in serenità tra un turno di lavoro e l’altro.
Emergencyhome.help è oggi disponibile in quattro lingue – italiano, spagnolo, inglese e francese – con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di case da poter mettere a disposizione di medici e professionisti del settore sanitario.
A sostenere il progetto è un gruppo di agenti immobiliari che opera senza scopo di lucro, per facilitare la connessione tra medici e proprietari. “Ci siamo accorti – spiegano i volontari – che anche restando a casa possiamo fare la nostra parte per aiutare chi si affanna per proteggerci. I primi messaggi che riceviamo dalle persone a cui abbiamo trovato alloggio per riposare in tranquillità dopo la giornata di lavoro sono emozionanti, anche gli agenti immobiliari e i proprietari di appartamenti attualmente vuoti possono rendersi utili in questo difficile momento”.
Gli alloggi messi a disposizione vengono ceduti con un contratto, in molti casi gratuitamente o con un rimborso spese simbolico per far fronte alle spese, alle bollette e alla pulizia finale. Chiunque voglia rendere disponibile il proprio immobile per questa iniziativa può scrivere all’indirizzo mail emergencyhomeitalia@gmail.com e mettersi così in contatto sin da subito con i volontari.
Fonte sito immobiliare.it 15/04/2020
MERCATO IMMOBILIARE: TIMIDA RISALITA DEI VALORI PER IL RESIDENZIALE.
LA FRAGILITÀ DEL QUADRO ECONOMICO NON SEMBRA COMPROMETTERE LA RIPRESA DEL SETTORE
È quanto emerge dall’analisi del 2° Osservatorio Immobiliare 2019 di Nomisma
COMUNICATO STAMPA Roma, 18 luglio 2019 – “La fragilità del quadro economico domestico non sembra compromettere le capacità di risalita del settore immobiliare, che dopo la pesantissima crisi che lo ha colpito sta ora faticosamente recuperando le posizioni perse durante la lunga parentesi recessiva. Si tratta di evidenze che è possibile ricavare sia dall’ulteriore espansione dell’attività transattiva che dal graduale miglioramento di tutti i principali indicatori economici del comparto” – è quanto emerge dall’analisi del 2° Osservatorio Immobiliare 2019 di Nomisma presentato oggi a Roma nell’Headquarters di BNL Gruppo BNP Paribas, “Palazzo Orizzonte Europa”. BNL e BNP Paribas Real Estate sono al fianco di Nomisma in un appuntamento che è un punto di riferimento per il mondo immobiliare e per l’economia.
Tale dinamica sembra essere determinata non solo dall’incremento delle compravendite, ma anche dalla contrazione di tempi di vendita e sconti praticati e – per la prima volta – dalla timida risalita dei valori delle abitazioni usate (+0,2% in media su base semestrale). Secondo l’istituto bolognese è proprio l’inversione di tendenza dei prezzi a rappresentare un elemento di potenziale irrobustimento della congiuntura favorevole che ha caratterizzato il mercato negli ultimi anni.
A consuntivo 2018 il mercato immobiliare italiano ha fatto registrare 691 mila compravendite e la componente abitativa incide per l’84% del totale (dati del Consiglio Nazionale del Notariato). Ad acquistare un immobile residenziale sono prima di tutto soggetti nella fascia d’età compresa tra i 18 e 35 anni (29,4% del totale). Nel 2018, su 572.732 abitazioni compravendute è stata chiesta l’agevolazione per la prima casa per 367.209 immobili. Un dato che conferma il trend secondo cui in Italia ben oltre la metà delle abitazioni viene acquistata per essere destinata ad abitazione principale.
La tendenza espansiva del mercato residenziale, in atto dal 2014, si conferma anche nei primi tre mesi del 2019 con una variazione tendenziale delle quantità scambiate pari al +8,8%, leggermente inferiore a quella registrata nel trimestre precedente (+9,3%). A trainare la crescita sono stati principalmente i comuni capoluogo del Nord-Est Italia. Analizzando i tagli dimensionali delle abitazioni interessate dalla vendita, si evince come le soluzioni di piccole dimensioni (al di sotto degli 85 metri quadrati, con un’accentuazione maggiore per quelli inferiori ai 50 mq) siano quelle ad aver fatto registrare il maggiore dinamismo. Si tratta di soluzioni che rispondono ad un nuovo modello di famiglia legato alla mobilità professionale e al frazionamento dei nuclei.
Considerando il numero di compravendite residenziali relative alle otto principali città italiane si evincono dinamiche differenti: i due mercati dimensionalmente più significativi, Roma e Milano, hanno incrementato i volumi di compravendita in modo rilevante (tasso superiore all’11%); Bologna e Genova hanno avuto i tassi
di espansione più elevati (+15,2% e +12,9%); per quanto riguarda le altre quattro città analizzate, Torino e Palermo presentano variazioni più contenute (entrambe +2%) mentre in due casi – Firenze e Napoli – il segno è negativo (-5,2% e -1,3%).
Sul fronte dei prezzi, a partire dal 2007 i valori si sono mantenuti in territorio negativo, con il punto di massima intensità della flessione toccato nel 2013. Da quella data si è assistito ad una contrazione progressiva dei tassi di variazione dei prezzi fino ad arrivare al primo semestre dell’anno in corso quando la variazione semestrale è risultata essere positiva per la prima volta (+0,2%). Si mantiene invece negativa, anche se di intensità minore rispetto allo scorso semestre, la variazione dei prezzi di negozi (-0,3%) e uffici (-0,5%). Analoga tendenza sul fronte dei canoni di locazione, con variazioni semestrali positive nel segmento abitativo (+0,3%) ed una accentuazione positiva nel non residenziale con invarianza dei canoni per uffici e negozi (0,1% sul semestre). Segnali che confermano per l’istituto di ricerca bolognese il tendenziale miglioramento in atto in tutti i comparti.
Considerando i tempi medi di vendita delle abitazioni, ci sono mercati che presentano tempi di assorbimento piuttosto dilatati, in particolare quelli di Catania, Roma e Venezia Terraferma, mentre sono Milano, Napoli e Venezia Laguna le città che mediamente hanno tempi di assorbimento meno dilatati. In media, nei primi sei mesi del 2019 per vendere e affittare un immobile residenziale sono stati necessari rispettivamente 6,2 e 2,9 mesi. Nel segmento della locazione sono Bologna e Milano a vantare i tempi più contenuti per arrivare alla definizione contrattuale (1,8 mesi).
Seppure in un contesto meno favorevole, il settore immobiliare sembra mantenere intatta la vigoria dimostrata negli ultimi anni. Per Nomisma, il rischio di un nuovo ripiegamento non può dirsi del tutto scongiurato, soprattutto se la prospettiva economica del prossimo biennio dovesse confermarsi debole come paventato. In tale quadro, il contenimento delle tensioni finanziarie rappresenta un elemento imprescindibile per il ripristino di un clima di fiducia idoneo a favorire investimenti nel settore immobiliare, evitando implicazioni sistemiche che avrebbero come effetto un nuovo inaridimento del canale creditizio e la conseguente penalizzazione del massiccio fabbisogno dipendente da esso.
fonte comunicato stampa Nomisma 18 luglio 2019
ROMA/MERCATO IMMOBILIARE: PER IL MERCATO RESIDENZIALE ATTESO UN CONSOLIDAMENTO DEL NUMERO DI COMPRAVENDITE, MA NON E’ ANCORA ESAURITA LA FASE DI FLESSIONE DEI VALORI
È quanto emerge dall’analisi contenuta nel 2° Osservatorio Immobiliare 2019 di Nomisma
COMUNICATO STAMPA
Roma, 18 luglio 2019 – “Il mercato immobiliare residenziale capitolino vede confermare, in questa prima parte dell’anno, le principali tendenze evidenziate nella precedente rilevazione di fine 2018, con un trend di leggero irrobustimento delle compravendite e valori invece ancora mediamente in flessione” – è quanto emerge dall’analisi del 2° osservatorio immobiliare di Nomisma 2019.
Il comparto residenziale
Nel 2018 le compravendite hanno segnato un incremento del 3%, percentuale in linea con quella del 2017. Grazie alla progressiva riduzione dei prezzi delle abitazioni sostenuta dalla accresciuta disponibilità di concessione di mutui da parte del sistema bancario, Nomisma rileva un ampliamento dell’importo erogato per i mutui nella provincia di Roma pari a +3,5% rispetto al 2017. Dall’indagine condotta dall’Istituto bolognese presso gli operatori del settore emerge – per il primo semestre dell’anno in corso – una stazionarietà dei principali indicatori dei livelli di domanda e di offerta, sia per quanto attiene la compravendita, sia per quanto riguarda la locazione. I tempi di formalizzazione degli scambi si collocano tra i 7,5 mesi per le abitazioni nuove e i 7 mesi per quelle usate. I divari medi registrano una crescita per gli immobili nuovi (9%) e rimangono stabili, ormai da diversi semestri, per quelli usati (14%).
Passando alla locazione essa appare meno negativa rispetto alla compravendita; i canoni tornano ad aumentare con tassi di crescita tuttavia ancora mediamente contenuti (+0,2% semestrale). Risultano in aumento le famiglie che scelgono la soluzione abitativa dell’affitto come prima casa, a discapito delle locazioni di tipo transitorio o per studio e lavoro, in calo rispetto allo scorso anno. I tempi di locazione scendono sui 3,5 mesi in media per le abitazioni nuove e si riportano sui 4 mesi per quelle usate, mentre la redditività lorda da locazione si attesta mediamente intorno al 5,8%.
Il comparto non residenziale
Esso si presenta ancora caratterizzato da dinamiche piuttosto negative; il dato a consuntivo del 2018 conferma la battuta d’arresto già anticipata da Nomisma a novembre dello scorso anno. La domanda risulta ancora una volta in diminuzione per tutte le tipologie, cosicché l’offerta tende a risultare sovrabbondante rispetto alla capacità di assorbimento del mercato. Nel comparto direzionale la contrazione dei valori è stata più evidente in alcune zone della capitale: la media cittadina è rimasta ancora in territorio negativo (0,9% nel semestre), trainata soprattutto dall’accentuazione della flessione nelle zone centrali (-2,5%) e semicentrali (-1,8%). Al contrario, altre zone periferiche hanno mostrato un’attenuazione della diminuzione dei prezzi medi rilevati. La riduzione dei valori non ha frenato l’incremento dello sconto mediamente concesso per la vendita ora al 18% con picchi del 20% in periferia. I tempi di vendita sono leggermente aumentati, portandosi sui 9,5 mesi in media.
Passando al segmento della locazione per uffici l’andamento si presenta simile a quello della compravendita, con canoni ancora mediamente in flessione (-0,5% semestrale), anche se in misura lievemente più attenuata e con tempi di formalizzazione dei contratti in aumento tendenziale (6 mesi e mezzo in media, con punte di oltre 7 mesi e mezzo nelle zone periferiche). Rimane pressocché stabile il rendimento medio lordo da locazione intorno al 5,8%.
In ambito commerciale, la contrazione dei valori è proseguita con una nuova accentuazione dell’intensità del calo, in particolare dei prezzi (-1,2% mediamente nel semestre) e andamenti diversificati nelle varie zone urbane. I canoni, a livello cittadino, risultano ancora in flessione (-0,3% nel semestre), fatta eccezione per le zone centrali dove si è registrato un aumento dello 0,8%. Le tempistiche di finalizzazione delle trattative restano elevate, sia per la vendita sia per la locazione, in particolare per le zone periferiche. In crescita il divario percentuale medio (ora al 17%).
Previsioni
Nomisma registra come la situazione, per il comparto residenziale, continui ad essere instabile. Ci si attende un consolidamento del numero di compravendite, tuttavia non si ritiene ancora completamente esaurita la fase di flessione dei valori, in termini di prezzi e di canoni, ritenuti ancora in leggera diminuzione. Per il comparto non residenziale le previsioni non appaiono favorevoli, si attende una flessione dei valori e una contrazione degli scambi, sia per quanto attiene la vendita, sia per quanto concerne la locazione.
fonte comunicato stampa Nomisma 18 luglio 2019
Il 18 febbraio 2019 si celebrerà il 99° compleanno della Garbatella, una festa che durerà per quasi tutto il mese.
Lo storico quartiere romano venne fondato il 18 febbraio 1920, giorno in cui venne posata la prima pietra di questa architettura a misura d’uomo, nata dalla mente di Robert Owen, brillante imprenditore britannico.
In seguito all’aumento della popolazione nei centri urbani, la qualità della vita, specie per le classi operaie, era drammatica. Per ovviare al degrado, si pensò a nuclei abitativi immersi nel verde, autosufficienti, non lontani dalla città, ma con i vantaggi di un ambiente salubre e meno congestionato: nasce la Città Giardino.
Il piano urbanistico del 1920 dell’architetto Gustavo Giovannoni, rifacendosi agli esperimenti britannici, prevedeva tracciati stradali curvilinei, villini bifamiliare o plurifamiliari con giardino, oltre ai fabbricati detti “intensivi”, edifici caratterizzati da forte densità abitativa, come chiese, scuole, uffici postali e negozi.
Il primo nucleo della Garbatella, edificato attorno a piazza Benedetto Brin, che sarebbe dovuto diventare il borgo operaio della vicina zona industriale dell’ Ostiense, accolse, invece, gli abitanti delle zone intorno a San Pietro, quando fu costruita via della Conciliazione. Le case dotate di cortili interni e di piccoli appezzamenti di terreno, gli spunti pittoreschi, vernacolari e medievaleggianti, oltre alla contemporanea Street Art, concorrono oggi a creare un ambiente sospeso nel tempo, talvolta una città del silenzio.
La Garbatella è stata la musa di personaggi del cinema Neorealista e non solo, Pasolini e Daniel Pennac; vi sono nati o cresciuti: Alberto Sordi, Maurizio Arena, Enrico Montessano e Valerio Mastandrea.
Una passeggiata senza una meta precisa, tra le suggestive viuzze, alla scoperta di un’architettura fantastica che la città non ha più realizzato, è il modo migliore per scoprire un mondo davvero a parte.
FONTE SITO COMUNE DI ROMA FEBBRAIO 2019