“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco. Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”
A scrivere queste parole è stato il pittore Giuseppe Zigaina, il grande amico di Pier Paolo Pasolini, colui che prese la “barca” e che amava il mare, quel mare che Pasolini amava solo quando stava con lui sull’ Edipo Re.
Sibylle Righetti racconta ai nostri microfoni come assieme al padre ha acquistato “la barca degli ultimi” di Zigania e Pasolini. “Mi affascinò pensare che Maria Callas s’innamorò perdutamente dell’Edipo Re, passando così dal Cristina, che era lo Yacth di Onassis simbolo del successo della ricchezza e del privilegio dei vincenti, all’Edipo Re simbolo della bellezza dei perdenti, e metafora della colpa, del legno storto che tutti portiamo dentro e della diversità che riconosciuta ci permette di amare noi stessi come il nostro prossimo”.
Continua Sibylle Righetti: “Questo legno storto ha catturate mio padre, io non volevo saperne, mi sembrava una follia, non siamo ricchi. Solo dopo che ho avuto mia figlia, lavorandoci sopra ogni minuto libero e imparando a conoscerla, ho capito tutto… in quella barca ho visto il mio di sogno ed eccoci qua. Ma come tutti i sogni la condivisione rende tutto reale e senza Enrico Vianello Vanni e molti altri membri dell’associazione Edipo re come Andreina Mezzacapo Vincenzo Lazzaro Luca Muffato e senza Stefano Costantini di Marina Fiorita, senza tutti i veneziani- che chi con una birra, chi portando il proprio sapere- ci hanno reso più facile e raggiungibile la meta. Il progetto è stato realizzato dallo studio On Lab, ragazzi giovani con una enorme passione per il loro lavoro”.
L’Edipo Re è una barca di 16 metri a vela e motore, attrezzata per essere una casa viaggiante. Grazie alla famiglia Righetti ora è restaurata e bellissima. E’un luogo dove molti artisti del 900 si sono ritrovati come Moravia, la Morante e la Divina Maria Callas che abitò durante la lavorazione del film Medea.
Sibylle Righetti, giovane regista del documentario su Vasco Rossi “Questa storia qua” è la figlia di Angelo Righetti, direttore sanitario del Centro Don Orione di Chirignago. Padre e figlia oggi sono proprietari dell’Edipo Re che viene messa a disposizione dei ragazzi del cento per attività ed escursioni nella laguna veneziana. Ha tenuto dunque l’anima che incarnava ai tempi di Pasolini.
A Venezia viene proiettato il documentario “L’Isola di Meda”, che racconta il backstage del film con Maria Callas. Il film, prodotto da Lagunafest con Karel a cura del filmmaker Sergio Naitza, ricostruisce il rapporto davvero speciale che si era stretto fra Pasolini e la Divina in occasione del set. Tante le testimonianze raccolte con l’aiuto di: Dacia Maraini, Piera Degli Esposti, Ninetto Davoli e di altri protagonisti. Girata a Grado (Gorizia) nelle scorse settimane e a bordo dell’imbarcazione, L’isola di Medea è affidato alla voce guida di Ninetto Davoli.
“Il 2 settembre- racconta Sibylle- il rettore di Padova e il prof Salvatore Sorsi insieme a mio padre Angelo Righetti e con tutti i ragazzi del Don Orione di Chirignago lanceremo il manifesto sull’inclusione”.
Non solo, la barca sarà anche un piccolo “mercato a cielo aperto”. Ogni sera allora si troveranno i i rappresentati delle fattorie sociali facenti parte della cooperative sociali della zona che parleranno del loro lavoro” una delle più famose presenti è il consorzio Nco “ facciamo il pacco alla camorra”.
fonte web 31 agosto 2016 giornaledellospettacolo.globalist.it