Milano chiama Roma deve rispondere

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Milano, Roma • Il giornalista e scrittore Beppe Severgnini, che ben ricordiamo ospite di Mario Breglia a una recente edizione del Forum Scenari Immobiliari guidare con esperienza una complicata sessione dedicata ai giovani dell’immobiliare, ha scritto per il New York Times un articolo dedicato a Milano, una città che si sente sempre più capitale d’Italia. Ovviamente sono subito divampate le polemiche, campanilistiche, inutili. Ma Severgnini ha solo scritto di un sentire comune.

Partiamo dalla notizia della locazione di Beni Stabili SIIQ a Fastweb nel progetto Symbiosis, che è solo l’ultima relativa a un importante progetto immobiliare di elevato standing e di moderna concezione (in termini di smart working e sostenibilità) che coinvolge un primario tenant di livello nazionale e internazionale. L’ennesima testimonianza che, quando si offre prodotto con certe caratteristiche, il mercato risponde “presente” anche su metrature e durate importanti. I moderni progetti immobiliari di sviluppo consegnati o pronti per esserlo, come nel caso del tanto atteso Symbiosis, diventano della bandiere delle compagnie stesse che identificano la qualità dell’immobile con la qualità del servizio offerto dalla propria compagnia, in mercati diversi. Allianz, Generali, UniCredit, Axa, Siemens, Google, Maire Tecnimont, Vittoria Assicurazioni, per non parlare di Unipol a Bologna e Intesa Sanpaolo a Torino, tutte società che si “specchiano” nell’edificio che occupano. Milano, e lo vediamo negli occhi degli operatori che incontriamo, sta vivendo un periodo di grande fermento dove la creatività si sposa con il mondo del business, seppur in un momento in cui le banche continuano a navigare a vista. Malgrado ci siano le elezioni in vista, non è che la città sia bloccata o particolarmente inquieta in vista della nuova Giunta; le polemiche politiche degli anni passati per ora sembrano “sottotraccia”, quasi che la città abbia capito di poter cavalcare una certa ripresa, a patto che la politica si limiti a svolgere il suo compito: semplificare l’attività imprenditoriale dei privati snellendo le procedure e rendendole più trasparenti, nonché salvaguardando la giustizia sociale nella sua parte più dedicata al pubblico. Più complicato ma affascinante il sapere dotarsi di una visione che sappia disegnare il futuro della città stessa, con un’ottica di lungo periodo. Milano è già oggi la capitale della finanza, della moda, del design, del fashion, della cucina, anche dell’arte se vogliamo, e certamente dell’immobiliare che fa da traino a tutto il mercato nazionale. Roma è una città che deve avere il coraggio di lasciarsi alle spalle un periodo ormai finito e affidarsi ai suoi giovani, che ci sono e sono molto bravi, ma è vittima più di Milano di una situazione politico-amministrativa sempre più confusa e dove non si vede all’orizzonte una personalità in grado di calamitare la ripartenza, dopo l’esperienza fallimentare di Marino. Dal pubblico non arrivano segnali confortanti, come si evince da una campagna elettorale per ora ingiudicabile. Il grande progetto del nuovo Stadio della Roma Calcio con annesso masterplan di Daniel Libeskind, le torri Telecom all’Eur nei palazzi dell’architetto Ligini, tutte operazioni di privati che invece potrebbero ridare slancio alla ripresa immobiliare e all’immagine internazionale della Capitale. E i nuovi progetti di qualità, lo abbiamo visto, danno fiducia ed energia positiva, fanno credere nel futuro, nella crescita del settore, nell’evoluzione della città, oltre che attirare l’attenzione degli investitori internazionali che guardano all’Italia ma non trovano prodotto adatto. I due giganti della logistica Prologis e Logicor (Blackstone) come abbiamo visto nel nostro Workshop dedicato, stanno puntando forte sull’area romana. Il rafforzamento manageriale del colosso CDP, il Gruppo Sorgente, InvestiRE e IDeA FIMIT (solo per citare due grandi gestori), le nuove sedi capitoline che stanno aprendo realtà importanti dell’immobiliare (più di una società in espansione ci ha invitato negli ultimi mesi a visitare le “nuovissima e bellissima” sede romana, non è solo un caso) ci fanno credere che la capitale politica possa ritagliarsi una visione diversa per il futuro. Pensiamoci bene: in Inghilterra hanno Londra e in Francia Parigi, nessuno può disporre di due città guida come Milano e Roma, forse solo la Spagna con Madrid e Barcellona. Sarebbe ora di fare un po’ più di sistema anche tra le due realtà simbolo del nostro Paese. Sono poco meno di tre ore di treno.

Fonte quotidiano immobiliare 28/4/2016